L’epidemia è terminata da diversi giorni.Ora siamo in pandemia!Il tempo libero concesso dalle restrizioni dello stato si è talmente dilatato, da rendere difficile stabilire dove inizia e dove finisce.C’è tempo per riflettere.Qualcuno invita a meditare.A pensare che, in fondo, da tutto questo resterà qualcosa di “ positivo “.Una maggiore consapevolezza di se stessi.Diminuzione dell’inquinamento atmosferico.Un più spiccato senso di appartenenza.E via dicendo.È vero.Bisogna riflettere.Chiediamoci quali saranno gli “aspetti positivi” per i familiari, o amici, delle decine di migliaia di coloro che non c’è l’hanno fatta.Spesso, troppo spesso, per colpa di una irresponsabile gestione della cosa pubblica.Ci sarà modo di “fare i conti”.Questo è il momento della solidarietà.Dell’azione.Chi ha dedicato l’intera vita alla tutela della salute dei propri pazienti vive una sensazione di inutilità.Ora.Nel momento in cui, in età ormai avanzata, è ai margini dell’azione.Frustrante.Soprattutto per chi ha coscienza che molto non si è ottenuto per incompetenza, per corruzione.Ora siamo alla resa dei conti.Una tragedia di dimensioni bibliche.Si sapeva che prima o poi sarebbe accaduto.Ma siamo impotenti. Questo è il momento di agire.Mi auguro che, sull’onda della catastrofe che stiamo vivendo, quando si tireranno le somme, a farlo, venga chiamato un buon “matematico”.Resta il fatto che il tempo a disposizione in questo isolamento obbligato è tanto.Troppo?Non lo so.Impieghiamolo per meditare su temi spesso scontati.La Paternità, per esempio.È nella natura delle cose.Diritti che si danno per scontati.Doveri considerati ovvi.Ineludibili.Diritti, uguale, figli.Doveri, uguale, padri.È sempre così?È giusto che sia così?Nell’arco dei secoli le cose sono molto cambiate.Per alcuni in meglio.Per altri in peggio.Sintetizzare.Mettere tutti d’accordo.Si può fare?Ovviamente no.Sarebbe un’operazione titanica.Quello che mi colpisce è che, nell’immaginario collettivo, certo non sempre, al Padre compete l’onere di “educare”.Prendere “le decisioni”.In epoche passate “punire”.“Questa sera quando torna tuo padre………”.Alla madre, consolare.Accogliere fra le braccia.Mitigare i contrasti.Non è un caso se, alla figura materna, si assegna il compito di “facilitare” lo sviluppo di una buona autostima, di un sano sviluppo psichico, cognitivo e via dicendo.Esasperando il concetto ( e anche un po’ per sdrammatizzare ) si potrebbe affermare che al Padre spettano gli oneri.Alla Madre gli onori.Pensate, così, tanto per parlare, a una certa iconografia del Cristianesimo.Pensate a quanto impegno, nel mondo dell’Arte, si è profuso per rappresentare la “ Maternità “.Quante “ Madonne con Bambino “.Nei libri di storia dell’arte.Nei musei.Nelle chiese.Ora provate a pensare a quante immagini avete avuto modo di osservare con il titolo: “ San Giuseppe con Bambino “.Una sproporzione imbarazzante!Non vorrei essere frainteso. Sto per fare un’affermazione tra il “serio” e………..il “ semiserio”!A mio giudizio siamo al cospetto di una autentica …… discriminazione di genere!Pensiamo a quel “povero” San Giuseppe.Al tempo in cui è vissuto.Alla disumana difficoltà di accettare un figlio non da lui generato!Non è certo il caso della “Sacra Famiglia”, ma in quel tempo la donna era considerata “inferiore” all’uomo. Una sua diretta “ emanazione”.Così sarebbe stato per secoli. Mi inorridisce pensare che ancora oggi, per molti sia così.Resta il fatto che, nonostante quanto testimoniato dal racconto biblico, alla Maternità spetto’ l’onore di essere rappresentata nei secoli in maniera pervasiva: tante “Madonne con Bambino”.Alla Paternità spetto’ una sorta di oblio collettivo. Ho cercato di porre, nel mio piccolo, rimedio a questa “discrepanza”.Forse anche per altri motivi.Personali.Ho rappresentato in un’opera: San Giuseppe con Bambino.Anche se poi, in maniera meno pretenziosa, l’ho intitolata:“Paternitas”.Titolo: PaternitasAnno: 2017Tecnica: sanguigna e carboncino su cartaMisure: 70x50Collezione privata